Evento “La valorizzazione degli scarti agricoli nei Monti Sicani. Il case History ficodindicolo”

Roccapalumba – 31 ottobre 2021 

CATANIA 02 novembre 2021. Con la tappa a Roccapalumba, in provincia di Palermo, quarto appuntamento divulgativo e terzo in presenza del progetto sulle “Estrazioni di bioprodotti da scarti di Opuntia Ficus–Indica” Ebioscart, finanziato dal PSR-Sicilia 2014-2020, nell’ambito della sottomisura 16.1, si conclude una prima fase delle attività, che hanno visto cooperare i partner di tre poli produttivi siciliani (Etna, Roccapalumba e Santa Margherita di Belìce), nelle diverse azioni del progetto che stanno proseguendo con l’elaborazione di tutti i dati utili alla ricerca scientifica, la tracciabilità, e una prima valutazione economica che riguarda interessanti prospettive che supererebbero addirittura il mercato relativo alla commercializzazione del frutto.

Il Convegno

Il convegno, nella cittadina della provincia palermitana, nota proprio per il suo ampio areale ficodindicolo e per la sagra che ogni anno viene organizzata nel periodo autunnale, si è svolto il 31 ottobre a partire dalle ore 11.00, nell’auditorium “M. Saita”, tenendo conto di tutte le prescrizioni anti Covid in vigore. L’evento volto ad illustrare “La valorizzazione degli scarti agricoli nei Monti Sicani. Il case History ficodindicolo”, è stato organizzato in collaborazione con il partner locale, l’azienda agricola Garufa di Lucia Bonanno e con il patrocinio della locale amministrazione, guidata dal sindaco Rosamaria Giordano, che in apertura dei lavori ha testimoniato l’impegno a sostegno dell’iniziativa degli imprenditori agricoli locali, mostrando grande interesse per gli obiettivi del progetto.

Nel vivo dell’incontro si è entrati con l’intervento di Giuseppe Scuderi, presidente del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia (PSTS), soggetto capofila, che ha inserito il progetto EbioScart, in una prospettiva di lavoro che, collaborando alla ricerca scientifica dell’Università, ha l’obiettivo di trainare l’isola verso nuove condizioni di sviluppo con l’applicazioni delle innovazioni tecnologiche e l’impiego di professionisti eccellenti siciliani che al nord Italia o all’estero hanno trovato quell’impiego all’altezza delle loro competenze, finora negato in Sicilia.

L’esperienza del comparto del polo ficodindicolo di Roccapalumba è stata rappresentata da Rosolino Romano, direttore tecnico dell’azienda partner Garufa, di Lucia Bonanno, che ha promosso questo primo evento nella provincia di Palermo, dove il progetto Ebioscart farà nuovamente tappa nel secondo anno di attività con l’azienda agricola Mulino Fiaccati di Laura Bonanno.

Gianni Polizzi presidente della Promotergroup Spa, ha illustrato l’Azione 5 riguardante l’introduzione lungo la filiera ficodindicola di un innovativo processo di tracciabilità dei prodotti al fine di agevolare gli operatori che avranno a disposizione un portale “Tracciabilità”, un sito ad esso collegato, e un’App per un accesso più agevole al sistema. L’attività prevede una prima fase con la messa a sistema del software che è alla base dell‘innovazione, ed una seconda fase con l’implementazione del sistema all’interno delle aziende agricole e l’accompagnamento delle stesse in tutto il processo. Al momento si è, dunque, proceduto alla stesura della progettualità definitiva della piattaforma e alla fattibilità del software collegato al sito web www.ebioscart.eu.

I dati scientifici

Carmelo Danzì, Innovation Broker di Ebioscart, ha illustrato le azioni, gli obiettivi, le strategie del progetto e le ultime novità delle attività già in atto di estrazione dei bioprodotti, nonché i primi dati economici. Il progetto ha già sviluppato la fase estrattiva presso l’azienda partner etnea OP La Deliziosa, dove sono stati collocati innovativi macchinari. Si è appreso che l’ottimizzazione dei parametri del processo green di estrazione delle bucce si è ottenuta con il sistema a microonde Ethos X da cui è emerso già che da 4,5 chilogrammi di prodotto, riscaldato a 70° per 20 minuti con un preriscaldamento di 10 minuti, sono stati ottenuti 720 ml di estratto.

L’Università di Catania, Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A), partner del progetto, ha così già potuto fornire alcuni dati preliminari, ottenuti con metodi spettrofotometrici che riguardano il contenuto di betalanine, complesso di coloranti nell’estratto, sempre per 4,5 kg di prodotto processato, pari a 667,06 mg/Kg di bucce, il contenuto di polifenoli totali, pari a 1,32 mg di acido gallico/ml di estratto; attività antiossidante pari a 1,15 mg di trolox equivalenti/kg. «La ricerca scientifica coordinata dal prof. Biagio Fallico dell’Università di Catania, – aggiunge Danzì – si sta dedicando proprio in questi giorni ad effettuare nuovi processi sulle pectine. A tal proposito sono stati messi in atto diversi protocolli sperimentali, che hanno messo a confronto in particolare il metodo tradizionale di estrazione con solventi chimici, rispetto al metodo enzimatico, senza l’impiego di elementi chimici, quindi del tutto green. Dai dati ottenuti si è potuto stabilire che l’estrazione delle pectine rientrerà interamente in un percorso green. Inoltre tornando ai dati emersi sulle betalanine, si può dire che queste sono state differenziate, e da tale operazione sono state separate le betasanine, pari a 293,61 mg/kg di bucce, dalle indicaxathine, 373,45 mg/kg. Tale estratto risulta avere un quantitativo di bio composti coloranti che rientrano nella media rispetto alla letteratura nota, il che vuol dire che il sistema di estrazione è efficiente, pur tenendo conto che si tratta di dati preliminari. Altra attività già compiuta riguarda poi l’estrazione dell’olio. I semi estratti, lavati ed essiccati saranno poi processati tramite i nuovi e avanzati macchinari allestiti presso l’OP La Deliziosa, L’olio estratto sarà poi analizzato al fine di scoprirne l’esatta composizione». Nel suo discorso Danzì non ha mancato di far emergere le ultime valutazioni economiche. Dal punto di vista economico per le pectine si parla di un mercato che vale circa 1,4 miliardi di euro e si stanno portando avanti delle valutazioni sulla sostenibilità economica. Le betanine hanno un mercato che vale circa 1 miliardo di euro, ed il punto di forza delle betanine estratte dai fichidindia è la proposta di un ciclo naturale, mentre per quanto riguarda l’olio estratto dai semi di ficodindia, si parla di un interessante prezzo all’ingrosso che oscilla tra i 300 e i 400 euro a chilogrammo, tenendo conto che, secondo uno studio del Cnr sull’areale mediterraneo, il prodotto siciliano sia risultato il migliore.

A compendio della giornata l’interessante intervento della prof.ssa Lucia Tesoriere docente ordinario del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche Chimiche e Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Palermo, che ha dato conferma della bontà delle attività messe in atto dal progetto, dal momento che gli studi condotti da anni dall’Università di Palermo, mettono in luce le tante e benefiche applicazioni del ficodindia nel campo della nutraceutica.  «Noi studiamo gli effetti salutistici del frutto di ficodindia – ha detto la prof.ssa Tesoriere – e del suo pigmento caratteristico indicaxathina da più di vent’anni. Abbiamo raccolto una grande quantità di dati ottenuti sia in studi di biochimica della nutrizione dell’uomo e in studi di carattere farmacologico in animali sperimentali. Questi in maniera inequivocabile stabiliscono che il frutto di ficodindia ha delle proprietà salutistiche eccezionali in grado di proteggere e mantenere l’equilibrio redox organico nell’uomo e in molti casi di prevenire e risolvere in maniera eccezionale eventi patologici connessi a stati di infiammazione. Abbiamo recentemente depositato un brevetto per tutelare i risultati ottenuti con l’impiego dell’indicaxanthina, in un modello di insulino resistenza dovuta all’obesità. Il nostro prossimo obiettivo è quello di ottenere una formulazione di polpa di ficodindia che possa far superare la stagionalità del frutto, permettendo di commercializzare in maniera continuativa questo prodotto in forma di granulato o di capsule, proprio per uso nutraceutico».

Ha concluso l’evento, con un collegamento telefonico Dario Cartabellotta, direttore generale Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana.